Maria Callas
In occasione del centenario della fondazione, alla Ricordi Edizioni Musicali avevano deciso di fare le cose in grande e di registrare la “Medea” di Cherubini, con i migliori mezzi a disposizione. Le attrezzature di registrazione, le più avanzate dell'epoca, vennero fatte arrivare apposta dagli Stati Uniti, assieme a una numerosa equipe di tecnici. La Mercury, che coproduceva il disco per il mercato americano, aveva organizzato uno studio di registrazione mobile su un grosso automezzo, parcheggiato nel cortile interno della Scala di Milano.
Franco Crepax (che si occupava delle promozioni e della pubblicità per la Dischi Ricordi) mi chiese di scattare una serie di foto che sarebbero servite per le copertine Ricordi e Mercury Usa, oltre che per le locandine e per altre forme pubblicitarie. Le registrazioni sarebbero avvenute direttamente alla Scala ma senza costumi di scena, ovviamente, dato che si trattava di solo audio. Una situazione che certo non aiutava la costruzione di un'immagine evocativa.
Decidemmo di aspettare la fine delle registrazioni, di far indossare alla Callas un abito di scena e di fotografarla sul palcoscenico, sfruttando per il fondo l’effetto della sala con le luci sfocate, l’architettura, le poltroncine rosse e il lampadario a formare una macchia di luce. Si scattava con molta parsimonia in quel periodo: usai 2 rulli di Ektachrome “E3” 6x6 tipo “B” per luce artificiale con Rolleiflex 2.8 e cavalletto - il materiale non era molto sensibile. Le luci impiegate erano 3 o 4 photoflood da 500 watt. Alla fine ho azzardato una tripla esposizione, un mio pallino di allora, molto ben riuscita per me, ma non apprezzata per la copertina. La Callas era gentile e disponibile. Delle 24 dia originali, 5 sono andate perse. Ho impaginato io stesso la copertina e la locandina per l'Italia, con la stessa dia usata poi per la copertina Usa.
Due anni dopo ho documentato un’operazione simile, con le medesime attrezzature mobili, quando fu registrata per la Dischi Ricordi & Mercury “Lucia di Lammermoor” con Renata Scotto e Giuseppe Di Stefano, diretta dal Maestro Sanzogno.